La firma dello statuto del Consiglio di Chiese di Trento rappresenta un evento ecumenico che ha un grande significato. Con il senso di migliorare il dialogo e la collaborazione tra chiese cristiane intende rendere testimonianza alla luce della Parola che ci invita ad essere “uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28). Il modello che anima lo statuto  è quello della “diversità riconciliata” dove le differenze tra le chiese non sono sottaciute bensì percepite come un valore e non impediscono il confronto ed il lavoro comune  ma -anzi-li arricchiscono.  La sottoscrizione giunge  dopo oltre due anni di collaborazione fraterna tra le chiese firmatarie ed ha visto l’impegno della Pastora Laura, della Presidente del consiglio di Chiesa Elisa, del rappresentante del Trentino Alessandro Serena ed il sostegno dell’intero consiglio di Chiesa.

Ad oltre 450  anni dal termine del concilio di Trento, nella città  stessa del concilio della “controriforma” ed in occasione dei vent’anni della “Carta ecumenica” la nascita ufficiale -per la prima volta – del consiglio di chiese di Trento, rappresenta anche  un momento di valenza storica.

Chi avrà piacere di partecipare alla cerimonia di sottoscrizione è benvenuto. Nel duomo di Trento, in piazza duomo , domenica 10 ottobre alle 18.

La Comunità Valdese di Verona, nel giorno in cui ricorda celebrando la concessione dei
diritti civili a Valdesi ed Ebrei con le Regie Lettere Patenti allegate allo Statuto Albertino,
prima Carta Costituzionale italiana, desidera esprimere la propria solidarietà e vicinanza
alla Comunità Ebraica di Verona.

I recenti avvenimenti veronesi, la proposta di intitolare una strada a Giorgio Almirante, i
cori razzisti delle tifoserie calcistiche, i cappelli con la stilizzazione di Hitler, e una
recrudescenza crescente di antisemitismo, ci preoccupano.

Riteniamo che non sia possibile dimenticare i crimini efferati ed atroci avvenuti durante la
Shoah e che la Memoria dell’orrore sia indispensabile affinché resti un monito chiaro
perché tali crimini non si ripetano mai più.

Auspichiamo che nella nostra bella città, come in altre città in Europa e nel mondo, possa
essere istituito un Museo della Memoria o un’istallazione permanente a monito e memoria
perpetua.

Per il Consiglio della Chiesa Valdese di Verona

– Pastora Laura Testa

Culto evangelico della Riforma
Domenica 3 novembre
RAIDUE ore 10,00

In Eurovisione dalla Chiesa valdese di Prali
nelle valli valdesi del Piemonte
a cura della rubrica Protestantesimo

“Solus Christus”
Culto in occasione della domenica della Riforma
protestante presieduto dai pastori valdesi della Valle con la
partecipazione del coro «Eiminal», diretto da Pierpaolo
Massel, e delle corali protestanti della Val Germanasca.
All’organo Malte Dahe.

Per rivedere le puntate visita il sito VIDEO
Protestantesimo su Facebook
Indirizzo mail : protestantesimo@fcei.it; protestantesimo@rai.it

Sabato 6 ottobre 2018, in occasione dell’avvicinarsi della ricorrenza del termine della prima guerra mondiale, si è tenuta la camminata per la pace a Rovereto, organizzata dal tavolo delle religioni, dal comune di Rovereto e dalla zona pastorale della Vallagarina . Il prof. Camillo Zadra, direttore del museo della guerra di Rovereto ha illustrato all’interno dell’ossario la sua genesi e la funzione, come esso raccolga le spoglie degli innumerevoli soldati i cui resti la terra delle nostre montagne (e non solo),  ha restituito per anni dal termine della guerra. La pioggia non ha impedito ai partecipanti, uniti dalla profonda pietà per i caduti e dal rifiuto di ogni conflitto di recarsi alla campana dei caduti, percorrendo sentieri che un tempo correvano tra le trincee ed oggi sono percorsi da operatori di pace di ogni confessione.

Toccante, coinvolgente, un vero grido con la guerra, stonatura drammatica per l’umanità , lo spettacolo offerto dall’associazione 2GiGa “Armonicamente dal fronte”: la guerra non solo di chi ha combattuto, ma di chi ha atteso a casa, la guerra delle donne, consumate dall’ansia per la sorte dei  mariti , figli e padri lontani. Il dramma di chi ogni giorno aspettava una lettera , una notizia, testimonianza delle donne trentine, di un popolo tacciato spesso di tradimento durante il conflitto dall’una e dall’altra parte;  donne  simbolo di come  le vittime della storia siano sempre e comunque nel mezzo.

E’ seguita la dichiarazione comune per la pace, condivisa dalle singole confessioni presenti (testo nel libretto della manifestazione al link in calce all’articolo). Le note dell’ottimo minicoro di Rovereto hanno risuonato, inframezzando le preghiere dei singoli rappresentanti delle religioni che animano il tavolo: un vero richiamo alla pace da chi per primo ne ha diritto, i bimbi .

Di seguito la preghiera rivolta al Signore a nome della chiesa valdese (scritta dalla past. Laura Testa e pronunciata dal fratello Alessandro Serena):

10 La bontà e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate.

11 La verità germoglia dalla terra e la giustizia guarda dal cielo.

12 Anche il SIGNORE elargirà ogni bene e la nostra terra produrrà il suo frutto.

13 La giustizia camminerà davanti a lui, e seguirà la via dei suoi passi.

(Sal 85:10-13 NRV)

Carissimi fratelli e sorelle riuniti qui oggi vogliamo metterci in ascolto reciproco ed elevare insieme le nostre preghiere al Dio della pace, dell’amore, della verità e della misericordia.

Signore Iddio nostro siamo giunti in questo luogo da strade e da percorsi di vita diversi, ognuno ed ognuna di noi ti ha incontrato in una tradizione specifica, in una religione diversa, eppure ci riconosciamo come parte dell’unica famiglia umana.

Il nostro essere qui stasera indica un cammino che abbiamo intrapreso insieme e che ti chiediamo di benedire e di accompagnare con la tua Presenza: ci ha guidati la speranza comune che Tu desideri la felicità, la realizzazione umana, la comprensione reciproca, e la fine di ogni conflitto.

In questi giorni difficilissimi in cui ancora si parla di confini contesi, di frontiere chiuse, di luoghi in cui rinchiudere gli esseri umani al fine di ergere barriere sempre più alte, noi ci appelliamo a Te, che solo puoi salvare le nostre esistenze, apri i nostri occhi affinché sappiamo riconoscere in ogni anima che vive e respira, il soffio vitale che tu hai messo in noi. Dacci o Signore di poter trovare la via dell’accoglienza di Te, attraverso l’amore per i nostri simili.

Desideriamo ripudiare la guerra, e per farlo abbiamo bisogno di amarci, conoscerci, stimarci e rispettarci: insegnaci o Signore i gesti che incontrano senza ferire, le parole che chiedono senza invadere, l’amore che permette la libertà e la diversità.

Stasera abbiamo ascoltato il suono di una campana molto particolare, perché è stata formata dalla fusione dei cannoni utilizzati per sparare ed uccidere in guerra, una campana che con il suo rintocco in queste valli , ricorda a tutti coloro che l’odono l’orrore della guerra e la calma serena della pace.

Ti chiediamo Signore, sopra ogni cosa, di fare di noi le tue campane viventi, donne e uomini credenti di religioni diverse, che con timbri diversi ricordano e insegnano la pace: attraverso il segno del nostro incontro stasera, attraverso le nostre relazioni affermiamo la fine di ogni settarismo, di volontà di dominio e di scomunica reciproca.

Dio della Vita accogli le nostre preghiere e insegnaci la strada.

Amen

Al termine sono risuonati 100 rintocchi della campana dei caduti: un “mai più” che risuona ogni sera nella valle , perchè risuoni ogni giorno nelle anime.

Di seguito il libretto completo dell’iniziativa distribuito ai partecipanti.

Libretto preghiera interreligiosa – 6 ott 2018

 

 

[foto articolo della fondazione opera della campana]

Un secolo fa stava per terminare la grande guerra. Un orrore che sconvolse il mondo intero per quattro lunghi anni provocando infiniti lutti e devastazione. Furono tra i 15 e i 17 milioni i morti  militari e civili del conflitto, oltre 20 milioni i feriti e mutilati, cui si sommano i 20 milioni di decessi per l’influenza spagnola che seguì la guerra.   Rovereto era allora una città in prima linea, le cannonate si avvertivano distintamente e le famiglie erano spesso divise vedendo i propri figli  combattere su fronti opposti. Una guerra tra fratelli di sangue che assurge a simbolo di quello che ogni conflitto rappresenta: una guerra tra fratelli di umanità .

Nel centenario del conflitto si propone quindi a Rovereto (TN), una camminata che partirà alle 18.15 di sabato 6 ottobre da un luogo simbolo della guerra : il sacrario monumentale di Casteldante che conserva i resti di ventimila caduti di diverse  nazionalità, per raggiungere il colle di Miravalle dove sorge la campana dei caduti, che venne fusa nel 1924 con il bronzo dei cannoni e che da allora ogni sera suona con i suoi 100 rintocchi come monito e richiamo all’intera umanità della necessità di unirsi nella pace.

Si prevedono gli interventi del Prof. Camillo Zadra, direttore del museo della guerra di Rovereto, la rappresentazione di “Armonicamente dal fronte” dell’associazione  2 GiGa teatro musicato. Infine si udranno le preghiere dei rappresentanti delle singole religioni che animano il tavolo delle religioni della Vallagarina dove è presente anche la nostra chiesa. Sarà  l’occasione per la proclamazione di una dichiarazione comune per la pace, sottoscritta dalle diverse confessioni.

Un’opportunità di spessore quindi alla quale tutti sono invitati, che assume ulteriore valore alla luce del ruolo che le diverse fedi hanno per costruire la pace, allora come oggi, dove una società multietnica e multireligiosa rende ancor più necessario il dialogo.

Ci sembrano attuali come non mai le parole di Hans Kueng:

Non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni.

Non c’è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni.

Non c’è dialogo tra le religioni senza criteri etici globali.

Non c’è sopravvivenza del nostro globo senza un ethos globale, un’etica mondiale.

 

 

(vedi locandina per dettagli)

Alessandro Serena

Appuntamento di spessore mercoledì 11 aprile, con inizio alle ore 20.30, presso il tempio valdese di Verona, in via duomo, angolo via Pigna: si terrá un incontro aperto a tutti gli interessati in relazione al Progetto Semi di pace, XX edizione.

Nella profonda convinzione che Dio non appartenga ad una religione in particolare e che la regola aurea del “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te stesso” sia patrimonio comune delle fedi che animano l’umanità intera, volentieri sosteniamo e diamo spazio come chiesa valdese di Verona a occasioni di questo tipo. Esse infatti consentono testimonianze preziose, momenti da divulgare e custodire, possibilità di riflessioni non superficiali e rare occasioni di confrontarsi con persone che vivono e sono impegnate nella costruzione di percorsi di pace in contesti indubbiamente difficili, dove andare controcorrente non è certo scontato. Sono momenti che non possono non riportarci alle parole stesse del Maestro: “Beati gli operatori di pace …”.

Semi di Pace è un progetto promosso dalla rivista Confronti con il sostegno dell’8 per mille della Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste), per dare voce a israeliani e palestinesi impegnati nell’educazione alla pace e al dialogo interreligioso.

Il progetto si propone di mostrare la complessità della situazione in Medio Oriente attraverso la viva testimonianza di persone che lavorano quotidianamente per il dialogo nelle diverse realtà in Israele e nei Territori palestinesi.

Semi di Pace è, infatti, un programma di incontro tra testimoni di pace, opinion leader, rappresentanti di comunità religiose, intellettuali, studiosi e rappresentanti di organizzazioni, israeliani e palestinesi, che vengono in Italia sia per mettere a confronto le proprie esperienze, sia per condividere con il pubblico italiano le loro analisi.

La formula che caratterizza il progetto è la divisione dei testimoni in coppie composte sempre da un israeliano e un palestinese, che si mettono a disposizione per incontrare i gruppi, le associazioni e le istituzioni che richiedano la loro testimonianza.

In virtù di questa caratteristica, Semi di Pace rappresenta per il pubblico italiano un’occasione unica per venire a conoscenza e confrontare i diversi punti di vista sulla situazione e sulla politica in Israele e nei Territori palestinesi così come vengono formulati e esplicitati dai diretti interessati, senza che ad essi venga posto il filtro di un’interpretazione “altra”. È altresì un modo per entrare in diretto contatto con rappresentanti di movimenti, organizzazioni e istituzioni che scelgono la via del dialogo e della riconciliazione.

Semi di Pace è un progetto giunto alla XX edizione e a cui hanno partecipato, nel corso degli anni, testimoni di pace, opinion leader, rappresentanti di comunità religiose, intellettuali, studiosi e rappresentanti di organizzazioni, fra cui: Parents Circle, Neve Shalom – Wahat al-Salam, Interfaith Encounter Association, Givat Aviva, “La via di Abramo”, NAFS, Windows for Peace, International Centre di Betlemme, Open Hause di Ramle, Peace Now, Hand in Hand, Al-Liqa, Hagar: jewish-arab education for equality, Road to Recovery…

La XX edizione di “Semi di pace”, vedrà il coinvolgimento delle seguenti organizzazioni:

Parents Circle – Families Forum (PCFF) è un’organizzazione pacifista composta esclusivamente da famiglie israeliane e palestinesi che hanno avuto in comune la sorte di vedere i propri familiari morire a causa del conflitto. Sono anche famiglie che non hanno voluto reagire al trauma del lutto con la volontà di vendetta e di odio, ma hanno preferito ricercare il dialogo e la riconciliazione con l’altro, per arrestare lo spargimento di sangue e operare a favore della pace.

Parents Circle è nata nel 1995, per iniziativa di Yitzhak Frankenthal, il cui figlio Arik era stato rapito e ucciso da affiliati ad Hamas l’anno precedente. Oggi ne fanno parte seicento famiglie israeliane e palestinesi che conducono un’azione comune per la costruzione della pace. Molte le attività promosse dall’associazione: incontri di dialogo per giovani delle due comunità, meeting pubblici tra le famiglie delle vittime, azioni di solidarietà e programmi educativi con il coinvolgimento delle due parti, sito internet in versione araba ed ebraica. La comunità di Facebook “Crack in the wall”, che conta oltre 28.000 membri, agisce per creare una crepa nel muro, impegnando palestinesi e israeliani nel dialogo e fornendo una piattaforma per esprimersi nella propria lingua, poi tradotta all’altro.

Per maggiori informazioni: http://www.theparentscircle.com

Road to Recovery è un’organizzazione binazionale fondata da Yuval Roth (già membro di Parents Circle Families Forum) al fine di fornire supporto medico alla popolazione palestinese, con particolare attenzione ai bambini che necessitano di cure e assistenza impossibili da trovare nei Territori palestinesi e a Gaza. Per questi bambini e per i propri genitori, infatti, i costi per il trasporto in ospedale sono proibitivi, specialmente nei casi in cui le cure devono essere reiterate. Questo importante lavoro è fatto perlopiù su base volontaria ed è portato avanti da israeliani che riconoscono l’importanza nella missione dell’associazione e hanno deciso di donare il proprio tempo e l’utilizzo dei personali mezzi di trasporto per trasportare palestinesi bisognosi. Uno dei compiti più delicati, in tal senso, è “scortare” i palestinesi dai propri luoghi di abitazione attraverso i checkpoint fino agli ospedali israeliani. Questo lavoro, chiaramente, non potrebbe essere possibile senza il supporto di palestinesi che svolgono il lavoro di facilitatori con i pazienti. Road to Recovery è affiliata ad altre organizzazioni attive nel dialogo fra israeliani e palestinesi, fra le quali: Doctors for Human Rights, Basmat el Amal, Rabbis for Human Rights.

Per maggiori informazioni: http://www.roadtorecovery.org.il

I due testimoni dell’associazione israelo-palestinese Road to recovery che interverranno quindi in occasione dell’incontro di Verona saranno:

Piera Edelman , israeliana, ha 56 anni ed è madre di 3 figli. Originaria del Sud Africa, Piera è emigrata in Israele nel 1979, all’età di 17 anni. È assistente sociale in case di cura per anziani e vive nel nord di Israele. Piera sul piano religioso si definisce osservante con una visione pluralista. Piera ha sposato il suo primo marito, Chovav Menachem Landau quando aveva 20 anni. Erano sposati da 6 mesi e aspettavano il loro primo figlio quando Chovav è stato ucciso in battaglia il 10 giugno 1982, nella prima guerra del Libano. Aveva 23 anni. Il suo funerale si è tenuto nel 21° compleanno di Piera, il 17 giugno 1982. Un anno dopo è nato Menachem (che significa in ebraico “conforto”). Piera si è risposata quando Menachem aveva quasi 2 anni e ha avuto altri due figli. Diversi anni dopo è nato in lei l’interesse di conoscere gli arabi presenti nel quartiere, per capire chi fossero e quale fosse la loro visione del mondo. Si è unita a diversi gruppi interreligiosi, ma presto si fatta strada in lei la volontà di incontrare i palestinesi della Cisgiordania.

Dopo aver partecipato a uno degli incontri di dialogo fra israeliani e palestinesi, Piera si è unita al Parents Circle – Families Forum sentendo di aver finalmente trovato quello che cercava. Piera crede fermamente nel messaggio di tolleranza, dialogo e riconciliazione del PCFF: “Mi sento sempre ispirata quando sono con i miei amici palestinesi, e in particolare quando condividono i loro percorsi individuali, che dimostrano con certezza che abbiamo un partner per fare la pace”.

Rasha Obeid , palestinese ha 31 anni e ha ottenuto un bachelor in amministrazione aziendale e contabilità. Vive e lavora a Betlemme.

Rasha ha perso suo nonno, Zein Aldein, nella battaglia di Al-Karameh nel 1968. Zein a quel tempo faceva l’autista e lavorava tra Giordania e Palestina, trasportando cibo e merci a favore dei rifugiati palestinesi. La famiglia di Rasha non sapeva che Zein fosse impegnato nei luoghi della battaglia e quando sparì senza dare notizie o informazioni. Dopo aver cercato nei vari ospedali si ebbe la speranza potesse essere stato arrestato dal governo israeliano ma ben presto anche questa ipotesi fu da scartare. Solo alla fine degli anni ’90 è stato rilasciato un certificato di morte ufficiale per Zein Aldein, senza che fossero consentite ulteriori indagini riguardo alle circostanze della sua morte o luogo di sepoltura.

Rasha è diventato membro di PCFF dopo aver partecipato alle sessioni di narrazione parallela. Sebbene inizialmente Rasha fosse riluttante ad aderire al PCFF, si è presto sentita parte di una grande famiglia: “La nostra storia non finisce mai, in ogni famiglia palestinese c’è una storia e ogni storia è unanuova vita per una nuova generazione”.

Riportiamo il testo di una conferenza tenuta dalla pastora Laura Testa a Mantova, il 5 ottobre 2017.

Carissimi convenuti,
È con grande piacere che sono con voi qui oggi a parlare di un tema tanto importante e bello: dal conflitto alla comunione, il rapporto tra cattolici e protestanti.
Va anticipato, che questo è anche il titolo di un bellissimo documento bilaterale che è stato siglato nel 2013 tra Cattolici e Luterani e che ha rivisto moltissime delle considerazioni e “pregiudizi” reciproci, in maniera molto più piena e pregnante rispetto a quanto non fosse già fatto con il documento De justificatione del 1999.
Il documento in questione ha una frase molto bella per descrivere l’approccio che è stato utilizzato come metodo di lavoro, e desidererei utilizzarlo un po’ come chiave ermeneutica per il nostro dialogo: non possiamo raccontare una storia diversa, ma possiamo raccontare la stessa storia in maniera diversa.
Questo percorso di rinarrazione è fondamentale nel processo di ri-conciliazione ed è alla base di tutto il sentire ecumenico.
Proprio di questo desidero parlare, di come si è iniziato a raccontare una storia in “maniera” diversa nel corso di quest’ultimo secolo e da chi è partita la proposta di iniziare a rispondere alla grande e disattesa ancora vocazione all’unità della cristianità.
La nascita del YMCA nel 1844 un movimento di giovani, cristiani, trasversale alle denominazioni, che unisse e approfondisse lo studio e la conoscenza della Bibbia
Nel 1910 ad Edimburgo, si riuniva la prima conferenza missionaria mondiale organizzata perlopiù dal mondo ecclesiastico di matrice occidentale ed anglosassone, questa aveva l’idea di provare a proporre una spinta missionaria mondiale, sulla base di un modello di “colonizzazione benevolo”, che oggi certamente guardiamo con occhi molto diversi.
C’era una personalità però ad Edimburgo che è quella di John Mott, che si era formato negli ambienti giovanili dell’YMCA, e proprio lui diede un taglio alla conferenza che permise poi la nascita nel 1968 ad Amsterdam del Consiglio Ecumenico delle Chiese con le due commissioni Fede e costituzione e Vita e Lavoro. La prima di matrice maggiormente teologica, la seconda di carattere pratico e diaconale.
Nel 1948 lo spirito di Amsterdam era fortemente influenzato dalla fine della seconda guerra mondiale. la speranza era quella profonda e radicata nella fede cristiana della pace.
Negli anni successivi le conferenze si susseguirono (Evanston ’54 Cristo speranza del mondo; Nuova Delhi (India), 1961 – Cristo, luce del mondo; Uppsala (Svezia), 1968 – Io faccio nuove tutte le cose; Nairobi (Kenya), 1975 – Gesù Cristo libera e unisce; Vancouver (Canada), 1983 – Gesù Cristo, vita del mondo; Canberra (Australia), 1992 – Vieni Spirito Santo, rinnova la creazione; Harare (Zimbabwe), 1998 – Volgetevi a Dio, gioite nella speranza; Porto Alegre (Brasile), 2006 – Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo; Busan (Corea del Sud), 2013 – Dio della vita guidaci alla giustizia e alla pace.)

La Chiesa Cattolica Romana non è membro del Consiglio ecumenico delle chiese, ma ne è osservatore, si può dire fin dall’inizio e a seguito del Concilio Vaticano secondo siede stabilmente e con diritto di voto in alcune delle commissioni più importanti del WCC. Se Da un lato, infatti, Lumen Gentium afferma che la Chiesa Cattolica Romana è l’unica Chiesa di Cristo, in un unione mistica che ricalca la duplice natura di Cristo, dall’altro Unitatis Redintegratio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all’opera ecumenica e dei fratelli separati si dice che sono in “una certa comunione” con la Chiesa di Roma.
Il lavoro e la preghiera comuni portarono anche alla nascita della conferenza delle chiese europee, anche in quest’ambito la chiesa cattolica fu coinvolta e il senso di questo lavoro in Europa era quello di aiutare e ricucire i legami tra europa dell’est e dell’ovest negli anni della guerra fredda. Un compito arduo, delicatissimo, profondamente cristiano, che fu portato avanti da dei pionieri della fede in maniera unitaria, senza pensare alle differenze confessionali.
Questa unità già nello spirito e nel pensiero ha portato alla redazione di documento il cosiddetto Bem di Lima del 1982 in cui si definisce che il Battesimo è un sacramento comune e riconosciuto pienamente e reciprocamente dalla famiglia cristiana.
Dopo l’82 in fondo anche nel mondo giovanile si respirava un grandissimo afflato ecumenico, e in Europa si respirava già un clima di speranza ribadito a Basilea nell’89 anno della caduta del muro di Berlino .
Nel 1989 io avevo 14 anni, e sono cresciuta proprio in questa grande speranza ed apertura ecumenica, un clima favoloso in cui ci si riconosceva pienamente e i giovani e le giovani in Europa potevano sperimentare pienamente la fraternità.
Da quelle esperienze sono poi nati degli obiettivi forti e la convocazione di tre assemblee ecumeniche europee Basilea nell’89 appunto, Graaz nel 1997 venti anni fa.. in cui si è parlato in maniera strutturata di Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato come di processo conciliare, ovvero di realtà inscindibili le une dalle altre e per le quali tutte le chiese in Europa si impegnano a pregare e ad agire. La stesura della Charta Ecumenica, un impegno reciproco alla collaborazione e alla crescita ecumenica ed infine a Sibiu nel 2007.
A fianco a questi incontri di tipo circolare, ovvero in cui tutte le Chiese sono rappresentate, si sono sperimentati dei dialoghi di tipo bilaterale tra la Chiesa Cattolica ed altre Chiese o federazioni di Chiese, che hanno permesso di riprendere molti dei fili spezzati durante il periodo della riforma.

In casa protestante e riformata ci si era mossi già verso un processo di riconciliazione che ha portato già nel 1973 alla Concordia di Leuemberg, diventata poi piena nel 2003, come comunione delle Chiese Riformate e protestanti in Europa. Questa concordia ha permesso di riscoprire un’identità nuova delle chiese rispetto al passato ed una loro maggiore aderenza a Cristo. Si è detto una volta per tutte che le chiese membro della concordia non si riconoscono più in quelle chiese che si sono scomunicate reciprocamente e che oggi i motivi della scomunica reciproca non sussistono più.

Da decenni quindi c’è piena comunione e riconoscimento reciproco totale di ministero e sacramenti tra le chiese protestanti, riformate, e metodiste d’Europa e mi sembra che questo paradigma di riconoscimento reciproco e di ri-narrazione, con delle modalità e dei linguaggi condivisi sia ciò che avviene nei documenti bilaterali tra il mondo protestante e quello cattolico.
Non siamo ancora arrivati però… c’è un cammino ancora da fare, ma non siamo certamente all’inizio del viaggio, c’è da mantenere ferme delle posizioni che sono già state consolidate, e sulla base di quelle continuare ad approfondire gli incontri, gli scambi e le visioni, proprio come stiamo facendo oggi.

Si è tenuta domenica 21 gennaio 2018 presso la chiesa cattedrale di San Vigilio, a Trento, la celebrazione ecumenica della Parola di Dio in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC).

La SPUC coinvolge diverse denominazioni cristiane in tutto il mondo. Venne introdotta nel 1908 negli Stati Uniti dall’episcopaliano Paul Wattson. Dal 1968 viene promossa congiuntamente dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) (che riunisce le principali denominazioni evangeliche, anglicane e ortodosse nel mondo), e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. (fonte: NEV).

All’insegna del versetto biblico “Potente è la tua mano, Signore”, la liturgia si è focalizzata sull’azione liberatrice di Dio. Il materiale di quest’anno è stato infatti preparato dalle chiese caraibiche, che possono indubbiamente narrare una storia di schiavitù e sfruttamento, forme disumanizzanti che non mancano di attanagliare anche oggi l’umanità, in modi e forme diversi.

Erano presenti rappresentanti delle chiese evangeliche:  il pastore Michael Jäger della chiesa evangelica luterana di Bolzano e Trento; il pastore Martin Krautwurst della chiesa evangelica luterana di Merano e  Arco; il pastore Pierino Zingg della chiesa evangelica Foursquere e il pastore Jacob Latif della chiesa evangelica battista indo pakistana; Alessandro Serena, incaricato per il Trentino della chiesa Valdese di Verona oltre a a fedeli delle chiese protestanti storiche e della chiesa etiope Tewahedo.

Per la chiesa cattolica Mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento; mons. Lodovico Maule, decano del capitolo della Cattedrale; don Andrea Decarli, delegato per l’ecumenismo della diocesi di Trento; don Mario Gretter, delegato per l’ecumenismo della diocesi di Bolzano- Bressanone.

Per la chiesa ortodossa v’erano padre Ioan Catalin Lupasteanu e padre Traian Banita, parroci della chiesa ortodossa del patriarcato di Romania.

Il servizio liturgico è affidato all’ensemble Concilium del Centro ecumenico diocesano diretto da Alessandro Martinelli.

Un culto che in un duomo gremito ha visto alternarsi alla lettura i rappresentanti delle diverse chiese, in un’atmosfera di reale e sincera comunione, pronti tutti a ricordare come siano la grazia e la pace di Dio per mezzo di Cristo, che ci riconciliano a Lui. Le letture scelte  quest’anno: Esodo 15,1-21 (il cantico di Miriam) e Marco 5,21-43 (Gesù e l’emorroissa) ci hanno rammentato come il Signore liberatore non dimentichi le vittime di ogni tempo, alla luce della Sua infinita misericordia. E’ la Parola che continua ad essere elemento di comunione, impegnando tutti coloro che la professano ad essere fattore di liberazione da tutte quelle condizioni che costituiscono una minaccia per la dignità umana.

E’ nella professione comune di fede che hanno potuto risplendere parole preziose: “… Confessiamo la comune volontà di credere fermamente nella riconciliazione per fede e nella volontà di perdonare. Confessiamo la speranza fiduciosa di giungere con Te ad una Vita senza più fine. Amen!”

Alessandro Serena