Culto evangelico di Natale

venerdì 25 dicembre

Raidue

dalle 10:00 alle 11:00

In eurovisione dalla chiesa evangelica metodista di Roma

a cura della rubrica Protestantesimo

Natale è Amore

La comunità metodista di Roma è un luogo di incontro tra tradizioni e culture di diversi paesi del mondo. Condividono il tempio una comunità italiana, una coreana e una filippina.
Presiedono: la pastora della comunità, Joylin Galapon, la moderatore della Tavola valdese, Alessandra Trotta, la pastora Mirella Manocchio, presidente dell’Opera metodista in Italia e il professor Eric Noffke, docente alla Facoltà valdese di teologia di Roma.
Partecipano: il gruppo musicale filippino PAW Team, alcuni elementi del coro “Hope and Joy” della Chiesa metodista coreana. Coordinamento musicale: m° Antonio Montano; al violino Stefanie Gabuyo, al violoncello Fabiola Pereira, alla viola Emma Amarilli Ascoli. Al pianoforte Emilja Pinto.


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La predicazione in italiano è disponibile in formato audio qui sotto:

Apocalisse 21,1-7

1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. 2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. 4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».
5 E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: 6 «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita. 7 Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.

In vista del 25 novembre, *giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e le bambine*, la FDEI ha preparato, come ogni anno, il quaderno, “16 giorni per vincere la violenza”.

Oltre al quaderno, quest’anno è stata predisposta una proposta liturgica, teologica e di testimonianza a cura di pastore e pastori.

Cliccare qui per il quaderno 16 giorni

Cliccare qui per la proposta liturgica

Cliccare qui per il quaderno 16 giorni (versione Inglese)

NRV  Luke 16:1 Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un fattore, il quale fu accusato davanti a lui di sperperare i suoi beni. 2 Egli lo chiamò e gli disse: “Che cos’è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore”. 3 Il fattore disse fra sé: “Che farò, ora che il padrone mi toglie l’amministrazione? Di zappare non sono capace; di mendicare mi vergogno. 4 So quello che farò, perché qualcuno mi riceva in casa sua quando dovrò lasciare l’amministrazione”. 5 Fece venire uno per uno i debitori del suo padrone, e disse al primo: 6 “Quanto devi al mio padrone?” Quello rispose: “Cento bati d’olio”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: cinquanta”. 7 Poi disse a un altro: “E tu, quanto devi?” Quello rispose: “Cento cori di grano”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, e scrivi: ottanta”. 8 E il padrone lodò il fattore disonesto perché aveva agito con avvedutezza; poiché i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce. 9 E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi.

(Luk 16:1-10 NRV)

Luca 16,1-13

 Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un fattore, il quale fu accusato davanti a lui di sperperare i suoi beni.

 2 Egli lo chiamò e gli disse: “Che cos’è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore”.

 3 Il fattore disse fra sé: “Che farò, ora che il padrone mi toglie l’amministrazione? Di zappare non sono capace; di mendicare mi vergogno.

 4 So quello che farò, perché qualcuno mi riceva in casa sua quando dovrò lasciare l’amministrazione”.

 5 Fece venire uno per uno i debitori del suo padrone, e disse al primo:

 6 “Quanto devi al mio padrone?” Quello rispose: “Cento bati d’olio”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: cinquanta”.

 7 Poi disse a un altro: “E tu, quanto devi?” Quello rispose: “Cento cori di grano”. Egli disse: “Prendi la tua scritta, e scrivi: ottanta”.

 8 E il padrone lodò il fattore disonesto perché aveva agito con avvedutezza; poiché i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.

 9 E io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; perché quando esse verranno a mancare, quelli vi ricevano nelle dimore eterne.

 10 Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi.

 11 Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere?

 12 E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?

 13 Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona».  (Luk 16:1-13 NRV)

NIV  Luke 16:1 Jesus told his disciples: “There was a rich man whose manager was accused of wasting his possessions.

 2 So he called him in and asked him, ‘What is this I hear about you? Give an account of your management, because you cannot be manager any longer.’

 3 “The manager said to himself, ‘What shall I do now? My master is taking away my job. I’m not strong enough to dig, and I’m ashamed to beg–

 4 I know what I’ll do so that, when I lose my job here, people will welcome me into their houses.’

 5 “So he called in each one of his master’s debtors. He asked the first, ‘How much do you owe my master?’

 6 “‘Nine hundred gallons of olive oil,’ he replied. “The manager told him, ‘Take your bill, sit down quickly, and make it four hundred and fifty.’

 7 “Then he asked the second, ‘And how much do you owe?'”‘A thousand bushels of wheat,’ he replied. “He told him, ‘Take your bill and make it eight hundred.’

 8 “The master commended the dishonest manager because he had acted shrewdly. For the people of this world are more shrewd in dealing with their own kind than are the people of the light.

 9 I tell you, use worldly wealth to gain friends for yourselves, so that when it is gone, you will be welcomed into eternal dwellings.

 10 “Whoever can be trusted with very little can also be trusted with much, and whoever is dishonest with very little will also be dishonest with much.

 11 So if you have not been trustworthy in handling worldly wealth, who will trust you with true riches?

 12 And if you have not been trustworthy with someone else’s property, who will give you property of your own?

 13 “No one can serve two masters. Either you will hate the one and love the other, or you will be devoted to the one and despise the other. You cannot serve both God and money.” (Luk 16:1-13 NIV)

Inno 58

PREDICAZIONE

Cari fratelli e sorelle, la parabola, proposta dal lezionario “un giorno una Parola” per la meditazione di oggi, sembra essere più ermetica di tante altre, ma sappiamo che Gesù in tutti i suoi discorsi e parabole vuol fare emergere la realtà dell’amore di Dio, l’invito al ravvedimento, l’attesa per il Regno.

Per comprendere il senso della parabola dobbiamo innanzi tutto capire le azioni dei protagonisti e trarre da queste il giusto insegnamento.

Abbiamo il ricco padrone che sembra non curarsi troppo dei propri averi, vive di rendita ed ha alle sue dipendenze un servitore che cura i suoi interessi; Abbiamo un servitore con delega da parte del padrone a condurre affari nel suo nome, infatti la sua firma sugli atti di compra – vendita era valida e legale, come quella del suo padrone.

Questo amministratore, dal momento che agisce senza controlli conduce una vita al di sopra delle sue possibilità, sperperando i soldi del padrone.

Gli ascoltatori della parabola, oltre ai discepoli espressamente citati, sono anche i farisei, noti per la loro cupidigia ed avarizia ed è verosimile che rimangano fortemente delusi nell’ascoltare di un padrone che loda un servitore chiaramente disonesto.

Poi ci sono i debitori, persone che dovevano somme notevoli al ricco padrone e che improvvisamente vengono chiamati, non per onorare i propri debiti, ma per vederseli in parte diminuiti, generando un notevole risparmio sul dovuto.

A questo punto, inquadrati i personaggi possiamo passare alla trama del racconto: qualcuno, come sempre succede, per invidia, per vendetta verso il servitore o semplicemente per far apparire il padrone come un sempliciotto va a raccontargli che il suo servitore sta sperperando la sua ricchezza.

Di fronte a questa informazione il padrone non può fare a meno di verificare se le accuse sono fondate o meno, chiama il servitore e gli ordina di portargli la contabilità aggiornata, aggiungendo che se le accuse risulteranno fondate egli non potrà più essere il suo amministratore, anzi verrà licenziato.

Il servitore si rende conto di essere  stato scoperto e con sano pragmatismo unito alla lungimiranza di quel che avverrà, dopo aver presentato i conti, perfettamente consapevole di non avere la forza di svolgere un lavoro manuale e di provar vergogna nel chiedere l’elemosina, decide di prepararsi un futuro creandosi delle amicizie, ancora una volta a scapito del padrone, scontando ai debitori gli importi che essi dovevano al suo padrone.

A chi doveva 100 barili di olio fa lo sconto del 50% facendogli risparmiare circa 500 denari; a chi gli doveva cento misure di grano fa lo sconto del 20%, realizzando per lui lo stesso risparmio del primo e lo fa  nella piena legalità.

Si tratta di risparmi notevoli, un favore che i debitori avrebbero ricambiato accogliendo chi li aveva concessi. 

Quando il padrone viene a conoscenza di quel che aveva fatto il suo amministratore, invece di licenziarlo e mandarlo in galera lo loda perché ha agito con scaltrezza.

Perché l’ha fatto? Perché non ha denunciato le malefatte del suo servitore?

Perché Dio di fronte al nostro peccato non ci punisce? Anzi ci viene annunciata la Sua Grazia ed il Suo amore?

Il ricco padrone si comporta in modo strano, incomprensibile per la nostra logica basata sul raziocinio ed il rispetto della legge.

Il padrone sicuramente non approva il fatto che l’amministratore abbia sperperato il suo denaro,  si rende conto che l’azione del servitore torna a suo vantaggio, consentendogli di apparire giusto e generoso nei confronti di coloro che gli dovevano denaro, ma loda la sua prontezza nel risolvere un suo problema personale in vista di un futuro sicuro.

Il vangelo di Luca riporta molti passi di condanna verso i ricchi, verso la ricchezza accumulata ingiustamente, a partire dall’affermazione di Gesù che è più facile ad un cammello di passare per la cruna di un ago che ad un ricco di entrare nel regno dei cieli, per finire con l’ammonimento che non si possono servire due padroni:  Dio e mammona. 

Gesù stupisce i suoi ascoltatori, e non è la prima volta. Li stupisce quando guarisce gli stranieri e i peccatori, quando agisce di sabato, o ancora quando presenta la figura positiva del samaritano rispetto a quelle del fariseo e del dottore della legge che passano volutamente dall’altra parte della strada per non farsi carico delle esigenze del prossimo bisognoso di aiuto.

La prosperità, la ricchezza erano considerati segni della benevolenza di Dio, ma Gesù condanna la sete di potere, l’accumulazione della ricchezza fine a se stessa, l’asservimento al dio mammona, nella vana speranza di ricavare appoggio e sicurezza dai beni, dal denaro, dal potere considerati come un idolo al quale sacrificare la propria vita.

La benevolenza di Dio esige in cambio il rispetto del comandamento d’amore che recita: “ amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua e con tutta la tua mente” , perché come scrive Bonhoeffer, se non amiamo Dio, lo odiamo. Non c’è via di mezzo: Dio è Dio, perché può essere solo amato o odiato. O ami Dio oppure i beni del mondo.

Molta gente e nazioni intere hanno amato i beni del mondo più di Dio ed hanno accumulato enormi ricchezza mediante lo sfruttamento, e l’accaparramento delle materie prime dei paesi più poveri, costringendoli poi ad indebitarsi per comprare armi, per combattere guerre tra diseredati.

Ricchezze ingiuste, accumulate solo per servire il Dio mammona, fondate sulla miseria di intere popolazioni, costrette a migrare, ad elemosinare la benevola accoglienza dei paesi ricchi.

Una cosa è sicura: saremmo ben felici se un economo un po’ furbo si proponesse di dimezzare l’importo del debito dei paesi del terzo mondo, realizzando un concetto di giustizia assai vicino alla giustizia di Dio.

E poi Gesù aggiunge un’altra parola egualmente sconvolgente, dice:

“Perché i figli del mondo attuale sono più sensati dei figli della luce con la loro generazione”. Che cosa intende Gesù? Intende dire che, in specifiche circostanze, i figli del mondo, cioè le persone che non hanno fede, possono essere dati in esempio ai figli della luce, ovvero  ai credenti. Perché?

Perché appunto, in certe circostanze, è importante vivere e agire nel mondo e non disprezzarlo, quello di Gesù è un invito all’azione responsabile, sensata,

ragionevole nel mondo.

Ma  allo stesso tempo Gesù rinnova la vocazione rivolta ai figli della luce affinché abbandonino definitivamente le tenebre. 

Perché saremo anche figli e figlie della luce ma per il momento siamo tutti nelle tenebre.

Alla fine Gesù dice: procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.

Noi siamo ricchi poiché il Signore continua a colmarci di doni, ma la nostra ricchezza, affinché non sia disonesta, dobbiamo metterla a disposizione del nostro prossimo, dobbiamo essere onesti e fedeli, perché nessuno ci può togliere la speranza di un’altra giustizia, quella di Dio, nessuno ci può impedire di credere che da questa crisi tremenda possano rinascere un senso civico e un desiderio comune di lavorare per il bene della città.

E il bene della città consiste nell’annuncio della Grazia di Dio, donata a tutti, senza compromessi e riserve, costruendo con il nostro prossimo una trama di relazioni tessuta con la solidarietà e l’amore fraterno.  Amen

La predicazione in italiano è disponibile in formato audio qui sotto:

The audio in english for this Sunday’s service is available below:

1Tessalonicesi 5,1-6

1 Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2 perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. 3 Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.
4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; 5 perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 6 Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri;

Immagine di Giani Pralea tramite Pixabay

Lo Studio Biblico si terrà ogni giovedì alle 20.30 via Zoom e l’argomento trattato sarà Il Sermone sul monte.
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